Il kanzashi, antico monile giapponese, con tutta la sua storia, le contaminazioni e le sue suggestioni, rivive nella creatività di Sara Cabrioli, giovane designer italiana.
Al centro: del proprio corpo, della propria testa, dello spirito, dell’io. Ma anche al centro dell’universo, e di quel vortice di energia che, fuori e dentro ogni essere vivente, fluttua al di là dell’umano sentire. Questo l’afflato che ha dato vita a Ki, il kanzashi giapponese che riassume il percorso artistico e personale di Sara Cabrioli, giovane designer della provincia bresciana, neolaureata all’Accademia delle Belle Arti di Venezia.
La tesi di laurea di Sara, sotto la guida del professor Roberto Zanon, è un viaggio che incontra correnti artistiche (l’Art Nouveau), costumi e tradizioni (il Giappone), moda e design. Intreccia influenze, contamina stili, risveglia antiche manualità e illumina uno sguardo che punta lontano.
Ki è il felice connubio di una ricerca che affonda le proprie radici in un’infanzia trascorsa con la matita in mano, intenta a riprodurre il piccolo mondo floreale che la circonda, e prosegue con il lungo periodo di studi e approfondimenti, sempre appassionatamente legati alla pittura, alla scoperta di nuovi orizzonti creativi, all’esplorazione di sé.
Cos’è il kanzashi
Non un semplice ferma-capelli. Il kanzashi è, in realtà, un monile carico di storia, di suggestioni, di significati. Una combinazione a cavallo tra sacralità e solennità, orgoglioso ornamento che un tempo, in Giappone, distingueva lo status e il valore di una geisha.
Diversi i materiali: oro, argento, guscio di tartaruga, giada, corallo, perle, pietre preziose o semi-preziose. Diverse le forme: rotondo o ispirato alle linee della Natura, come i fiori, le farfalle, le libellule. Diverse le declinazioni: a seconda della stagione, del mese, delle ricorrenze.
Tute influenze molto orientali che la cultura occidentale ha imparato ad amare e, oggi, a riscoprire e traslare.
L’innovazione di Ki
Ki è il kanzashi secondo Sara Cabrioli. Il fiore è il fulcro di tutta l’opera. Progettato per essere collocato anche su basi leggere, di circa 4 cm di dimensione e per un peso di appena 76 grammi, il fiore può essere staccato dal kanzashi e applicato su un anello in legno a base circolare o su un girocollo in legno.
L’eleganza del bambù permette di indossare ogni elemento anche senza il fiore, favorendo la creatività di chi lo indossa.
“Ciò che voglio rappresentare con il mio kanzashi – scrive Sara Cabrioli nella sua tesi – è una scena idillica di serenità che, nel mio immaginario, rappresenta l’atmosfera zen: una libellula che fluttua sopra un lago, provoca onde e, leggiadra, si posa su un fiore di loto”.
“Ki è dedicato a un pubblico femminile, per essere indossato in occasioni eleganti e speciali nella forma che più si desidera. Ki è per tutti quelli che vogliono mostrare la propria grande energia vitale”.